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Johnny Dal Basso, sulle orme del “one man band”

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johnny dal basso
johnny dal basso copertina disco

La prima volta che ho visto e sentito suonare Johnny Dal Basso, era in estate in un locale della periferia romana e, lo ammetto, mi ha colpito: sul palco suona chitarra, cassa, fisarmonica, cose, nomi, animali e città. Insomma un one man band con tutti i crismi, e da solo fa musica per tre. Con Johnny ci vediamo a San Lorenzo, quartiere popolare nel centro di Roma. Sbaglio anche il luogo d’incontro, lui, san Lorenzo, lo conosce meglio di me ma non ci vuole molto per trovarlo. Prendiamo da bere, una birra e uno Spritz e cominciamo a chiacchierare dopo aver espletato i soliti convenevoli. L’intervista comincia e, neanche ce ne accorgiamo, ci ritroviamo appoggiati a un muro sporco.

La prima cosa che ho pensato, vedendoti, è stato “forte, tutto da solo fa, suona, canta, chitarra in mano e pesta sulla grancassa”…

Si, qui in Italia non è una cosa facile da trovare. L’idea del one man band m’è venuta in mente anche per questo, oltre al fatto che volevo suonare come dicevo io e quando dicevo io. In altri paesi, come l’Inghilterra ad esempio, trovare one man band è più facile. In Australia c’è un “certo” Bob log III: ecco, lui è davvero molto forte! Naturalmente non sono il primo a farlo ma questo m’interessa poco in quanto lo faccio con molto piacere.

Ascoltavo il tuo ultimo lavoro IX, secondo album dopo JDB, distribuito da Beta produzioni e pensavo sempre più a un incrocio “strambo” tra un Bennato vecchia maniera e un Jack White. Sbaglio?

Assolutamente no. Con Bennato ci sono solo cresciuto mentre l’accostamento a Jack White (White Stripes, Raconteurs e Dead Weather) mi lusinga e ti ringrazio.

Il “one man band” Johnny Dal Basso

Quali sono state le tue influenze musicali da giovane? Che musica ascoltavi?

Da piccolo mi piaceva molto il punk. Ma andava il grunge o si sentivano spesso nomi di gruppi come gli Afterhours. Poi, al liceo scoprivo i Clash di Joe Strummer e i Sex pistols. Ah, dimenticavo! I Motorhead, per forza!

I Motorhead?

Eh, i Motorhead!

Ma sei sicuro?

E certo, che domande!

E ora che cosa ascolta Johnny Dal Basso a casa la domenica mattina?

Ah be (ride), non saprei. Diciamo che mi tengo aggiornato. Però se ti devo dire cosa mi piace ascoltare, potrebbe sembrare davvero che stia indietro! Battute a parte, apprezzo molto Giancane. E sto ascoltando attentamente i Cccp e i lavori di Giovanni Lindo Ferretti. Li sto davvero riscoprendo.

Una cosa che non si può dire di te, è che te ne stai con le mani in mano: giri e suoni, suoni e giri ininterrottamente ormai da anni.

Si, Johnny è nato tre anni fa e da quel momento non mi sono mai fermato. Avevo un gruppo con cui suonavo ma non ero soddisfatto. Volevo suonare a costo di dormire per terra nei locali che ci ospitavano. E così tre anni fa ho deciso di dedicarmi solo a Johnny Dal Basso. Da quel dì, suono solo dal vivo e ho suonato, più o meno, lungo tutto lo stivale. Questo ti permette di creare relazioni, legami e collaborazioni artistiche e, alla fine, è quello che conta. Oltre suonare s’intende.

Vero, anche questo mi veniva in mente proprio l’altro giorno: stai da solo sul palco e te la canti e te la suoni, però sei molto attivo a livello di collaborazioni.

Proprio per questo mi piace muovermi anche dietro le quinte; credo che ci sia bisogno di una rete perché basta poco per creare queste relazioni e, insieme ad altri musicisti, possono nascere degli ottimi lavori. O anche solo prendere spunto da questi incontri. La collaborazione è fondamentale quando cerchi di vivere facendo questo per mestiere.

Sulla tua pagina di Facebook quest’estate ho letto di una bella iniziativa, un tour su un maggiolone on the road, ci racconti qualcosa?

Decisamente, è stato divertente! Ho sistemato questo vecchio maggiolone, proprio per andare a suonare in giro per strada. La gente si fermava, suonavo live venti minuti e ripartivo. Davvero una bellissima esperienza, specie vedere come le persone rimanevano incantate dalla musica e come la musica richiami la folla. Se ci pensi, le persone non sono abituate a sentire musica di un certo tipo in giro ed ecco perché diventa qualcosa di nicchia. Per fare un esempio, è come se sparisse la cioccolata dal mondo intero. Risulta naturale che, se non c’è la cioccolata, tu non la vuoi e non la sogni neppure. Ma se te la fanno assaggiare, vedi come ti piace! Ecco, io provo a dare la “cioccolata” e pare funzionare!

Grazie Johnny è stato un vero piacere!

Ma figurati piacere mio!

Ci salutiamo, dopo alcuni spritz e qualche birra, con una bella chiacchierata di musica, tanto che mi son trovata a chiedermi se non fosse il caso di approfondire la questione Motorhead.

Si ringrazia l’artista per la gentile concessione della foto presente nell’articolo

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