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I droni contro la siccità

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L’uomo è già perfettamente in grado di “seminare” pioggia attraverso l’uso di alcuni droni appositamente creati per contrastare la siccità. Un team di ricerca del Desert Research Institute di Reno, in Nevada, sta mettendo a punto un sistema che permetterà di portare pioggia nelle zone in cui la siccità dilaga.

I droni seminano la pioggia contro la siccità

Non saranno provvedimenti di carattere sostenibile a risolvere l’ormai drammatico problema, ma ancora come sempre viene in aiuto la tecnologia. L’istituto americano ha infatti messo a punto un drone perfettamente in grado di favorire le precipitazioni piovose. In realtà la tecnica è già nota come cloud seeding, letteralmente “seminare nuvole”, la quale consiste nell’utilizzo di aerei che, spruzzando particelle di ioduro d’argento nelle nuvole passeggere, potrebbero fornire almeno il 10% in più di pioggia. Alcuni test di cloud seeding, effettuati l’anno scorso, hanno però rivelato risultati contrastanti riguardo alla sua efficacia.

Droni al posto di aerei

L’uso dei droni, secondo gli scienziati americani, potrebbe portare notevoli vantaggi al progetto, in primo luogo perché si ridurrebbero i costi di almeno la metà (per pilotaggio e carburante) e poi perché “le dimensioni ridotte dei droni, e il fatto che essi non hanno pilota, offrono potenziali opportunità” ha detto Jeff Tilley. “I droni infatti – ha continuato il meteorologo dell’istituto – possono volare tra le nuvole e rimanere in alto molto più a lungo, producendo più precipitazioni per le comunità devastate dalla siccità”. Roy Rasmussen, meteorologo del National Center for Atmospheric Research a Boulder, in Colorado, l’uomo che ha guidato il gruppo di valutazione, sostiene che “l’esperimento in questione è stato uno dei più lunghi e più rigorosi”. “Il cloud seeding – ha proseguito Rasmussen – ha permesso di ottenere dal 5 al 15% in più di precipitazioni” secondo i risultati pubblicati su Nature. A sostenere la tesi della validità dei droni parapioggia vi è lo stato del Wyoming, il quale ha già istituito un programma di cloud seeding per costruire un manto nevoso invernale che possa rifornire di acqua le città e le aziende agricole spendendo più di quattordici milioni di dollari per la prova iniziale.

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