Dopo una lunga sperimentazione, dal 2019 Bibione è la prima spiaggia italiana a vietare totalmente il fumo lungo gli 8 km di litorale. Questo ha permesso, negli ultimi quattro anni, di raccogliere ben 550.000 filtri di sigaretta che, altrimenti, sarebbero finiti prima in spiaggia e poi nelle acque marine. L’Italia, quindi, con Bibione in testa si pone sulla scia di varie località balneari di Australia, USA e Thailandia, inclusa la celebre Patong Beach a Phuket.
Tanti vantaggi e meno mozziconi di sigaretta
Che il fumo faccia male alla salute è assodato. Il provvedimento preso a Bibione ha sempre avuto il sostegno dell’OMS e del Ministero della Salute, in quanto la presenza di una sigaretta accesa in spiaggia genera nel raggio di 10 metri picchi di inquinamento equiparabili al traffico di una rotonda. Vietare il fumo in spiaggia, inoltre, ha giovato anche all’economia: tutti gli operatori del settore sono coinvolti e i chioschi in legno dedicati ai fumatori sono stati costruiti recuperando i tronchi abbattuti dall’alluvione che ha colpito il bellunese nel 2018. Ma c’è anche un altro aspetto da considerare, la cui gravità passa inosservata: l’inquinamento operato dai mozziconi di sigaretta.
Inquinamento da filtri di sigaretta
Ogni minuto vengono gettati via ben 2.3 milioni di filtri di sigaretta e uno su dieci finisce in acqua. Un solo mozzicone in quattro litri d’acqua uccide piccoli crostacei per le sostanze tossiche che emette, ossia cadmio, piombo, arsenico, zinco, polonio 210. Inoltre i filtri di sigaretta sono composti anche da fibre sintetiche e acetato di cellulosa che persistono nell’ambiente ed entrano nella catena alimentare, in quanto consumati direttamente o indirettamente dalla fauna selvatica. Microplastiche sono state trovate nel corpo del 70% degli uccelli e del 30% delle tartarughe marine. Il ciclo non si spezza certo se il mozzicone di sigaretta viene gettato distante dalle acque: ci pensano ruscelli, fiumi e scarichi a portali nel mare, ma basta la normale umidità per creare una zuppa di sostanze chimiche che è il prodotto della lunga decomposizione dei filtri di sigaretta. Considerando la componente plastica, si parla di più di 10 anni di permanenza nell’ambiente.
Fitri di sigaretta: una lunga storia tossica
I filtri di sigaretta furono inventati negli anni Cinquanta in risposta ai primi e giustificati timori di cancro ai polmoni, ma oltre a incrementare l’inquinamento non si può dire che siano particolarmente efficaci: bloccano, sì, alcune delle 69 tossine presenti nella sigaretta, ma alterando il processo di riscaldamento del tabacco ne generano altre e comunque spingono i fumatori ad aspirare più frequentemente. Una beffa per chi fa uso di sigarette, un danno per tutto il pianeta.
Ban e ricerca scientifica contro l’inquinamento da filtri di sigaretta
Intanto, mentre si progetta di vietare i filtri di sigaretta a base plastica, delle start-up hanno realizzato filtri totalmente biodegradabili, che non alterano il gusto a cui i fumatori sono abituati. Questi prodotti sono pronti ad essere immessi sul mercato a un prezzo ragionevole, ma è necessaria una forte spinta governativa. Dopo le cannucce di plastica, inutili e dannose, sarà presto il turno dei filtri di sigaretta, di scarsa utilità e letali sotto diversi aspetti. In attesa che il mercato riesca dove il buon senso fallisce, ben vengano le iniziative come quelle di Bibione.