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L’Arco di Tito: il più elegante tra gli archi di trionfo

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All’imperatore Tito è dedicato il monumento che, nell’immaginario collettivo, rappresenta l’arco di trionfo per eccellenza. Allineato lungo l’asse della Via Sacra, la strada percorsa dal vincitore per raggiungere il Tempio di Giove Capitolino, l’Arco di Tito sorge proprio presso l’attuale entrata dell’area archeologica del Foro Romano, nel punto in cui lasciamo alle nostre spalle la maestosità del Colosseo, che in un certo senso è simbolo dell’intera romanità e che proprio da Tito fu inaugurato.

L’Arco di Tito: il più elegante tra gli archi di trionfo

L’eleganza dell’Arco di Tito colpisce sempre il visitatore, che lo sfiora prima di scendere verso il resto degli scavi.

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L’arco di Tito al tramonto.

È alto quasi 16 metri, tuttavia mantiene una leggiadria classica che ci riporta alla Roma antica vagheggiata da artisti e poeti di ogni epoca, fatta di marmi pregiati e ricche incisioni. L’arco ha un solo fornice e, proprio nella volta interna, alzando lo sguardo, si apprezza un bassorilievo estremamente dettagliato e aggraziato che rappresenta Tito portato in cielo da un’aquila. Segno e conferma che l’imperatore non godette del suo arco: gli fu infatti dedicato dal Senato dopo la morte, per ricordare le guerre giudicaiche che lui aveva combattuto e vinto.

Una testimonianza della storia di Tito 

Tito, figlio di Vespasiano e fratello di Domiziano, era un regnante di buon senso, ma visse poco e in un periodo costellato di sventure, tra cui la celebre eruzione del Vesuvio. Alla storia delle guerre giudaiche rimandano i bassorilievi: in un pannello interno all’arco è rappresentato un candelabro a sette bracci portato in trionfo dai vincitori. Il dominio romano sulla Giudea fu sempre contrastato, rivolte continue nascevano per la difficile convivenza tra la cultura romana, politeista e aperta a più religioni, e quella locale, rigidamente monoteista. L’infinita sequela di battaglie terminò il 9 agosto del 70 d.C. con la distruzione del tempio di Gerusalemme.

Tra simbolo e realismo, la rappresentazione del trionfo nell’Arco di Tito

Ma è difficile pensare a storie di sangue davanti all’incantevole susseguirsi di simboli e di immagini reali che decorano i piloni dell’Arco di Tito: vittorie alate e personificazioni del Senato stanno gomito a gomito con rappresentazioni estremamente precise e realistiche del trionfo, cerimonia spettacolare e dai molti significati, che celebrava una vittoria in maniera sacrale, innalzando a tal punto il vincitore che, sul suo carro, non salivano i metaforici sostenitori improvvisati ma solo uno schiavo che aveva il compito di ricordagli la sua mortalità.

Le sorti dell’Arco di Tito nei secoli

La vita dell’Arco di Tito iniziò proprio dopo la morte dell’uomo a cui era intitolato e fu turbolenta come quella di tutti i monumenti giunti fino a noi. Durante il medioevo fu inglobato in una delle tante fortezze appartenenti alla famiglia Frangipane ed era chiamato con il suggestivo nome di “Portico delle sette lucerne” per via del Menorah rappresentato. Nel corso dei secoli l’arco fu restaurato più volte e liberato dagli edifici in cui era stato inserito, tant’è che in alcune incisioni del Settecento appare ancora dotato di una merlatura. Le parti dei piloni che erano state inglobate dalle strutture medievali erano molto danneggiate e si individuano chiaramente, perché mancano delle decorazioni e sono coperte di travertino e non da marmo. E ora questo arco ci accoglie nell’area archeologica più importante dell’antica Roma, sorprendendoci con una grazia che sembra cantare la storia invece di raccontarla.

Foto di Sonia Morganti

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