In questo articolo vedremo come moltiplicare le nostre piante di Aloe. Una delle ragioni per coltivare le piante fuori dal loro habitat, gli amatori la trovano nella moltiplicazione dei loro esemplari, o almeno nella produzione di semi. Questo permette di salvaguardare e perpetuare la specie.
Come riprodurre un Aloe da stolone
Le Aloe si riproducono facilmente da stolone (riproduzione asessuata), se si tratta di specie che accestiscono, o comunque sempre per semina (riproduzione sessuata), soprattutto nel caso di esemplari singoli. In alcuni casi le plantule di Aloe si possono trovare anche sugli steli floreali, ma questo fenomeno nelle Aloe è abbastanza raro.
Da qualche tempo gli esemplari di pregio vengono clonati, ottenendo plantule dalle cellule meristematiche più presenti nella parte basale delle foglie. In casa sarà facile ottenere piantine “spollonando”, separando gli stoloni dalla pianta madre. Di solito è un’operazione facile da fare, ma permettetemi ugualmente alcune raccomandazioni: usate una lama molto affilata nel tagliare il collegamento e disinfettatela dopo ogni taglio, eviterete di trasmettere funghi e parassiti. È importante scegliere il momento giusto per operare, di solito quando la pianta è ancora in riposo ma sta per iniziare il periodo vegetativo, così subisce l’intervento nel periodo di riposo (praticamente in anestesia), ma la cicatrizzazione viene favorita dalla ripresa vegetativa, in questo modo la pianta reagisce alle possibili infezioni e le ferite possono diventare occasioni di stimolo per le cellule meristematiche. Mai e poi mai cercate di strappare gli stoloni, rischiereste di rovinare anche la pianta madre, tagliateli di netto dopo aver estratto la pianta dal vaso ed esposto le radici. Prima di rimettere a dimora la pianta madre e gli stoloni fate asciugare le ferite all’aria, ma non al sole, se proprio non potete aspettare copritele con un mastice medicato: nei vivai sono in vendita delle poltiglie che contengono fungicidi e cicatrizzanti.
Come riprodurre un Aloe da seme
Anche per le semine è importante seguire alcuni accorgimenti. Le Aloe sono monocotiledoni, vuol dire che le plantule appena nate dai semi hanno una sola foglia, nel primo anno di vita queste piantine sono molto vulnerabili e sensibili al freddo e all’umidità. Il terreno per le semine deve essere in qualche modo sterilizzato per evitare l’insorgenza di funghi, anche la granulometria dovrà essere abbastanza omogenea, sono da evitare i terreni con molta polvere che potrebbe soffocare le giovani radici. L’umidità, anche in semine chiuse, dovrà essere prevalente nel terreno (e non nell’aria) in modo che le radici possano capire dove andare per ancorarsi e nutrire la piantina. Ogni anno ci sono due periodi buoni per seminare in modo naturale: quello primaverile, in cui è possibile seminare specie che germogliano se le giornate si allungano (longidì), e quello subito dopo l’estate per le specie brevidì. È sempre possibile seminare utilizzando la luce artificiale, ma in questo caso consiglio di usare luci adatte alla crescita delle piante (GrowLux, Fluora, ecc. ). Di solito la semina inizia con la preparazione dei semi che dovranno essere mondati cioè puliti da eventuali residui vegetali o altro.
Dopo la mondatura avviene la concia: i semi vanno trattati con polvere fungicida, ossia vanno inseriti in un contenitore con un cucchiaino di fungicida da concia (in polvere particolarmente adesiva), poi vanno agitati e in questo modo la polvere si attacca alla superficie dei semi che poi verranno separati dall’eccesso di polvere fungicida tramite un colino. Naturalmente l’operazione di concia va fatta in ambiente arieggiato e indossando i guanti. A questo punto i semi vanno sparsi sul terreno umido che avremo provveduto a sterilizzare; alcuni usano terreni non sterili, ma con questa scelta rischiano la prolificazione di funghi e piante parassite. I semi vanno coperti con uno strato di terreno uguale e mai superiore al loro diametro. Per sterilizzare il terreno potremo passare il terriccio inumidito (disposto con uno strato non più alto di 5 mm in una pirofila con il coperchio) in un forno a microonde per almeno 8 minuti. Lasciamo raffreddare lentamente ma senza togliere il coperchio, in questo modo dovremmo aver eliminato eventuali intrusi: semi, spore e uova di insetti fitofagi. Dopo la semina dovremo coprire con un vetro o un foglio di plastica trasparente.
Se la temperatura è giusta e se le giornate sono sufficientemente lunghe (per le longidì) dopo qualche giorno vedremo spuntare le prime foglioline. Rimando ad un prossimo articolo una più dettagliata descrizione della semina, permettetemi solo un ultimo consiglio: se è vero che per rovinare una semina basta veramente poco, è anche vero che chi semina non deve avere fretta, quindi controllate il vostro entusiasmo ed evitate di aprire troppo spesso la seminiera per verificare la crescita delle piantine. Quando le plantule saranno alte almeno un centimetro, se risultassero ammassate tra loro, dovrete risistemarle, sempre in una seminiera e su terreno sterile, ma diradate in modo da lasciar loro lo spazio per crescere senza essere spostate almeno per due anni. Questa operazione andrebbe fatta in ambiente sterile (o almeno usando strumenti sterilizzati) in modo da non introdurre spore dannose, batteri o muffe che potrebbero distruggere il risultato della semina. Per tutti i mesi in cui le piante saranno nella seminiera occorrerà continuare a tenerle sotto controllo, eliminando eventuali esemplari morti per non diffondere marciumi ed altro. Solo dopo che avremo rinvasato le nuove nate potremo valutare i risultati della nostra semina.