Anche questa storia ha origine dalle esperienze che ho raccolto in uno dei miei viaggi, sarebbe meglio dire dalle esperienze a cui ho costretto i miei compagni di viaggio. Ho già avuto occasione di spiegare che a fronte di percorsi più o meno avventurosi, per me contava tantissimo la preparazione del viaggio, ogni volta impiegavo circa due anni per documentarmi sulla cultura, le abitudini, le credenze delle popolazioni che avrei incontrato. Il viaggio, come percorso reale, restava il momento di approfondimento delle mie curiosità, quasi sempre poco “turistiche”. Comprendere un’altra cultura per me vuol dire conoscere le origini delle scelte che a quella cultura hanno portato, il percorso, quasi mai lineare, che collega le parole (come linguaggio) ai valori che sono emersi nelle interazioni tra popoli ed etnie completamente diversi. Questo a partire dall’origine della storia.
L’uomo e la natura
Ho potuto verificare che alla base della cultura quasi sempre c’è l’uomo e il suo rapporto con la natura, con il cielo, con gli elementi. Oggi non facciamo più caso ai fenomeni naturali, a meno che questi non stravolgano con la loro eccezionalità le nostre abitudini di vita. Anche i mezzi di comunicazione ci aiutano a focalizzarci sull’evento eccezionale: un tornado, un terremoto, un’eruzione vulcanica ci interessano per la loro spettacolarità, unita alla imprevedibilità dell’evento che ci costringe a riflettere su quanto ancora ignoriamo, a fare ipotesi parascientifiche che spieghino la “natura” e il nostro rapporto con lei. Tuttavia per diverse centinaia di migliaia di anni i nostri antenati (e ci metto anche gli ominidi) hanno osservato meravigliati fenomeni meno eclatanti e imprevedibili, che ai loro occhi dovevano essere ugualmente sorprendenti, come l’alternarsi tra il giorno e la notte, il percorso del Sole e della Luna, le eclissi, pensando a spiegazioni plausibili, costruendo congetture spesso fantastiche. Queste osservazioni sono nei secoli diventate la base di culture, a volte tramandate con cerimonie segrete, riti iniziatici ad esclusivo patrimonio di “caste” o sacerdoti. Vi ho già raccontato dei segreti nascosti nelle carte da gioco, ne esistono di ancora più antichi, questa volta di origine orientale. Già la scrittura, i pittogrammi, le loro traslitterazioni fonetiche erano la prova di quelle connessioni di cui vi stavo parlando, un esempio per tutti: in cinese il simbolo che rappresenta l’uomo è una Y rovesciata: 人; mentre un grande uomo ha le braccia allargate: 大; e il cielo è quello che sta sopra il più grande degli uomini: 天; un bel rapporto tra uomo e natura!
La tartaruga in Cina
Capirete la mia curiosità quando in Cina, alla fine degli anni Settanta, notai che in moltissimi degli antichi palazzi che visitavo c’era una statua raffigurante una tartaruga con vari oggetti sul carapace. Incuriosito mi informai sul significato della statua, sull’origine della tradizione e feci veramente tante domande alla nostra guida, la signorina Lànhuā (in italiano Orchidea). Lànhuā parlava 15 lingue e conosceva i classici occidentali, anche se non capiva il cantonese, era la persona giusta per me e con pazienza mi spiegò che la tartaruga (wūguī) era un animale totem, il simbolo della longevità e della durata, anche se come tutte le cose in Cina aveva anche significati negativi (grinzosa, vecchiaccia, e anche peggio). Mi raccontò alcune storie della cultura tradiziona
le che avevano al centro una tartaruga, alcune erano legate alla magia e alla matematica. Nonostante fossi ancora fresco di studi riuscivo a seguirla con difficoltà, specialmente quando visitando il Ming Tang (la Casa del Calendario, figura 1) cercò di farmi capire il rapporto tra le stanze e i segni trovati a suo dire su una tartaruga. Appena tornato in Italia approfondii l’argomento, Lànhuā mi aveva raccontato una antica storia che aveva origine nella notte dei tempi e parlava di una tartaruga pescata nel fiume Lo da un pescatore cinese, questa tartaruga aveva tutto il carapace coperto di segni e simboli, in particolare sul piastrone c’era una strana figura geometrica in cui erano inseriti altri simboli (figura 2). Il pescatore portò la tartaruga all’imperatore che la passò ai suoi scienziati perché spiegassero il significato di quei segni. I simboli vennero interpretati come un quadrato magico in cui era rappresentato tutto l’universo (figura 3).
In realtà si trattava veramente di un quadrato magico a base 3, ossia composto da 9 numeri che avevano particolari significati (figura 4). Per noi occidentali si chiama quadrato magico un insieme di numeri disposti in un quadrato in modo da ottenere particolari caratteristiche, quelle della figura di cui sto parlando sono che la somma dei numeri disposti su ogni lato o su ogni diagonale dà sempre 15 (il numero magico). Anche i numeri iscritti avevano dei significati (secondo i taoisti cinesi), significati che nei secoli verranno ripresi dalla cultura giapponese e utilizzati per predire il futuro e formulare oroscopi (i ching).
Ecco i numeri, i loro significati e le loro aree di influenza
1) ACQUA = inizio, libertà, nuove storie, ecc.
2) TERRA = sentimento, percezione, accoglienza, ecc.
3) TUONO = famiglia, ingerenza, intrusione, ecc.
4) VENTO = felicità, armonia, progresso, ecc.
5) CENTRO = propriocezione, energia vitale, ecc.
6) CIELO = amicizia, interscambio, sostegno morale, ecc.
7) LAGO = sesso, creatività nel rapporto, eccitazione, ecc.
8) MONTAGNA = comunicazione con il mondo, coscienza di sé e degli altri, ecc.
9) FUOCO = illuminazione, costruzione dell’armonia esterna e interna, ecc.
Le nove caselle del quadrato magico erano diventate stanze e i numeri e gli elementi si erano finalmente mostrati e collegati, mi sembrava di capire l’origine dei tarocchi. A mio parere la casa del calendario e la tartaruga catturata nel fiume Lo sono alla base della moderna divinazione, a cui i manager giapponesi credono, ma sono anche la base della antica rappresentazione cinese dell’universo.
La mia guida stava cercando di spiegarmi l’equivalente cinese del “Castello dei destini incrociati” di Italo Calvino. Se non avete letto questo libro consideratevi autorizzati a sospendere la lettura di questo articolo per colmare questa grave mancanza. Permettetemi solo alcune notazioni di carattere temporale. In Tailandia e Birmania (ancora non si chiamava Myanmar) ho raccolto diversi amuleti, prodotti artigianalmente dai maestri buddisti, che si ricollegano alla tartaruga del fiume Lo, ma anche alla cosmogonia taoista. Vi mostro le immagini di questi amuleti (figura 5) ricordando che la leggenda colloca il ritrovamento della tartaruga nel 2800 aC, quando il fiume adirato con gli uomini scatenò una memorabile inondazione. Mentre la religione Taoista si sviluppa in Cina nel quarto secolo avanti Cristo e il buddismo cinese ha le sue origini intorno alla metà del primo secolo dopo Cristo. Sembra quasi che la linearità del percorso del tempo abbia una diversa importanza nel mondo cinese in cui la tartaruga con la sua mole ed il suo incedere rappresenta una “alternativa” alla scala dei valori occidentali.