Girare per l’Europa e incontrare resti romani è estremamente normale. Vedere, invece, delle navi romane è una gustosa eccezione. Eppure è possibile farlo, visitando il museo delle navi romane di Nemi. E se i musei vanno visti e non certo detti, io qui voglio raccontarvi qual è il suo senso e la sua importanza.
Nemi: dalla preistoria agli splendori dell’impero
Le navi romane in fondo al lago e l’imperatore Caligola
È in questo contesto che Caligola trova pace sul lago di Nemi, luogo sacro e ameno. Si tratta di veri e propri palazzi galleggianti e navi da cerimonia. Perché le navi romane, nella loro maturità costruttiva, potevano essere anche questo. Non solo e non sempre rapide messaggere, vettrici di merci o dispensatrici di guerra. Sapevano anche essere monumentali concentrati della cultura di un popolo, tradotta in proporzioni e tecniche. «Dieci file di remi, la poppa brillante di gioielli, ampi bagni, gallerie e saloni, sempre rifornite di gran varietà di viti e alberi da frutto» racconta Svetonio e a dargli ragione circa la bellezza sontuosa delle navi romane che galleggiavano sul lago di Nemi al tempo di Caligola è, ad esempio, un frammento di mosaico in serpentino e porfido, rubato nel dopoguerra e ritrovato di recente a New York in una collezione privata. E ancora oggi, sulle sponde del lago di Nemi, si trovano resti attribuibili alle navi dei Caligola.
Il museo delle navi romane di Nemi
Perché, probabilmente a seguito della damnatio memoriae da cui fu colpito l’imperatore, le sue navi furono affondate e rimasero, addormentate, in fondo al lago per secoli, riducendosi a una leggenda per i pescatori che, di tanto in tanto, tornavano con qualche resto trovato per caso nelle loro reti. Una leggenda così, si sa, accende le brame degli avidi e la curiosità dei sapienti. La storia dei tentativi di recupero delle navi romane di Nemi merita un articolo a parte, perché è un’avventura nell’avventura, fatta di ardimento e tecnologia, si intreccia con la storia dell’archeologia e quella, drammatica, del nostro continente. Quel che oggi possiamo vedere, al termine di questo lungo processo, è un museo che oggi ospita la ricostruzione degli scafi delle due navi recuperate negli anni Trenta dello scorso secolo e poi andante in fiamme alla fine della Seconda Guerra Mondiale, e molti reperti sia in copia che in originale: decorazioni, ceramiche, monete, colonne, frammenti di pavimenti di marmo, bronzi, condutture di piombo, ancore… Altri, di sicuro impatto, sono stati portati al Museo Nazionale di Palazzo Massimo. Ma, per restare a Nemi, nel museo sono esposti anche molti resti protostorici rinvenuti in quella zona, manufatti e corredi funerari che risalgono all’età del bronzo. Per far sentire ciò che resta delle navi a casa propria.
Foto di copertina: Livioandronico2013
Foto interna: nauticareport