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Inquinamento ambientale e rischio tumori

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inquinamento ambientale sagoma di donna nella terra arsa

Il fenomeno dell’ inquinamento ambientale, ovvero della contaminazione e alterazione dell’ambiente per mano dell’uomo, è in continuo aumento. L’industrializzazione che ha caratterizzato gli ultimi due secoli ha portato con sé molti effetti positivi ma, allo stesso tempo, è stata portatrice di alcune conseguenze negative, prima fra tutte quella dell’inquinamento. L’incremento delle attività industriali, la globalizzazione e il suo modello di sviluppo, il trasporto e le telecomunicazioni, sono tutti fattori che hanno contribuito all’incremento dell’utilizzo di fonti energetiche quali petrolio e carbone; conseguenza di ciò è stata la comparsa di sostanze nocive estranee agli ecosistemi biologici e la massiccia produzione di scarti e rifiuti anch’essi fortemente dannosi.

Le conseguenze dell’inquinamento ambientale 

Con il termine inquinamento ambientale si intende l’immissione di alcune sostanze che modificano le normali condizioni di acqua, suolo e aria al punto da divenire una minaccia per la sopravvivenza umana, animale e dello stesso pianeta. Le sostanze nocive che maggiormente si trovano nell’aria che respiriamo sono biossido di zolfo (SO2), Ozono (O3), ossidi di azoto (NO e NO2), composti organici volatili (VOC) e particolato (PM), tutte sostanze originate dall’uso di combustibile fossile, principale motore dell’industria. Le conseguenze dell’inquinamento ambientale sono innumerevoli ma una di quelle meno discusse è relativa alla sua correlazione con l’insorgenza dei tumori. In realtà, la comparsa del tumore non è associabile solamente a mutazioni casuali del Dna, ma può anche essere una conseguenza di modificazioni epigenetiche causate da sostanze chimiche dannose presenti nell’ambiente in cui l’uomo vive e che possono arrivare a influire anche sui feti. A tale proposito, alcuni studi epistemologici hanno mostrato un aumento di rischi di tumori pediatrici in seguito all’esposizione a pesticidi durante la gravidanza. L’esposizione a sostanze nocive può avvenire in tre modi: per via cutanea, per ingestione e per inalazione. Una volta che l’organismo entra in contatto con questo tipo di sostanze si possono avere diverse reazioni: in alcuni casi, ci può essere l’attività cancerogena diretta nell’organo bersaglio che ha assorbito la sostanza; in altri casi, l’assorbimento prevede, attraverso il metabolismo, la generazione di altre sostanze tossiche nell’organismo; infine, possono attivarsi dei meccanismi spontanei che provvedono alla morte cellulare delle cellule trasformate. Sorge allora spontaneo chiedersi in che modo la comparsa dei tumori può essere associata all’inquinamento ambientale. In quale misura le condizioni fisiche dell’ecosistema influenzano la salute umana? Quali gli effetti dell’inquinamento sul nostro organismo?

Studi scientifici. A che punto siamo?

Fino a qualche anno fa, gli studi avevano fornito risposte non soddisfacenti a questo tipo di domanda, principalmente per la difficoltà degli studi di epidemiologia: collocazione topografica dei casi, distribuzione per occupazione, distribuzione per stili di vita, identificazione dei cancerogeni, valutazione delle possibili sorgenti di esposizione ai cancerogeni e valutazione della suscettibilità individuale. Tutte variabili difficili da controllare e in continuo mutamento e quindi un lungo e lento procedimento che molto spesso aveva portato a conclusioni poco certe o discordanti. Negli ultimi anni però, grazie a un maggiore disponibilità di dati, è stato dimostrato come in Occidente, ovvero nei paesi maggiormente sviluppati, siano aumentati i casi di tumore in associazione allo stile di vita che questi paesi adottano mentre nei paesi dell’estremo oriente, sopratutto in Cina, le ricerche in questa direzione stanno muovendo ora i primi passi. Sicuramente, rispetto al passato, le aspettative di vita sono migliorate e le società odierne sono più longeve ma allo stesso tempo sono in aumento le malattie cronico-degenerative e quelle oncologiche. Si stima che in Europa le sostanze chimiche sintetizzate e nocive per l’uomo siano circa trentamila.

Inquinamento ambientale e rischio cancro. Qualche dato

È stato provato che, in un’area inquinata, il 20% dei casi di tumore è attribuibile all’inquinamento atmosferico. Il tumore che più di tutti è conseguenza dell’inquinamento è quello polmonare ma sono presenti anche molti casi di tumore alla mammella e alla tiroide. I numerosi studi effettuati tra Stati Uniti ed Europa hanno portato alle stesse conclusioni: l’esposizione dell’uomo al particolato fine può portare alla comparsa di carcinoma polmonare. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che, nel 2004, l’inquinamento atmosferico ha causato 1,2 milioni di morti e l’8% dei tumori del polmone. Il Prof. Armando Santoro, Direttore di Humanitas Cancer Center, ha affermato, in un’intervista a Rainews, che l’inquinamento influisce fortemente sullo sviluppo dei tumori, in modo particolare di quello polmonare. Oltretutto, l’aggiunta di altri fattori quali fumo e alcool, aumentano il rischio di sviluppo di tumori del distretto di testa e collo. Egli afferma però come l’inquinamento colpisca anche i non fumatori. Non sono solo i polmoni a fare le spese delle polveri sottili, ma anche il cuore. Una ricerca pubblicata su Lancet afferma che l’inquinamento è causa di molti casi di insufficienza cardiaca. Nel luglio 2013, la rivista Lancet Oncology ha pubblicato uno studio condotto in trentasei diversi centri europei, che ha coinvolto 300.000 persone tra i 43 e i 73 anni in nove diversi paesi. Le persone che hanno partecipato allo studio sono state tenute sotto osservazione per tredici anni. Nel corso di questo periodo si sono ammalati di cancro al polmone 2.095 soggetti. Il risultato della ricerca è chiaro: per ogni incremento di 5 μg/m3 di PM 2,5, il rischio relativo di ammalarsi di tumore al polmone aumenta del 18%, mentre cresce del 22% a ogni aumento di 10 μg/m3 di PM 10. A seguito di questo studio, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) di Lione ha annunciato di avere incluso l’inquinamento atmosferico e le polveri sottili fra i carcinogeni umani di tipo 1.

La situazione in Italia: aree a rischio e percentuali

Nel caso specifico dell’Italia, il Ministero della Salute ha pubblicato una mappa con le zone più a rischio, in tutto sono quarantaquattro. In queste aree, l’aumento di tumori è stato del 90% in soli dieci anni. Complessivamente, sarebbero sei milioni le persone più a rischio. Le regioni con un numero più elevato di aree a rischio sono Piemonte, Campania, Toscana, Puglia e Sicilia, mentre Emilia-Romagna, Abruzzo e Trentino-Alto-Adige sono le uniche ad essere a rischio zero. Il rischio di mortalità è più alto del 15% rispetto alle altre zone del Paese nelle aree del Porto di Maghera in Veneto, a Terni e a Taranto. Questi dati sono il risultato di uno Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento (SENTIERI, progetto avviato nel 2007 all’interno del Programma strategico nazionale Salute e ambiente), il quale ha stimato complessivamente un aumento della mortalità di 1.200 casi all’anno, principalmente concentrati al sud. Un caso italiano che ha destato particolare scalpore e che tuttora è argomento di dibattito è quello della Terra dei fuochi, ovvero l’insieme dei comuni che si trovano tra Napoli e Caserta, luogo in cui l’incidenza dei tumori è strettamente legata al forte inquinamento ambientale dovuto alla combustione di rifiuti tossici. In questa zona, Lancet Oncology ha rilevato livelli di mortalità in crescita: aumento di tutti i tumori dell’1%, e in particolare del tumore del polmone (+2%), del fegato (+4/7%), dello stomaco (+5%), oltre che delle malformazioni congenite del sistema nervoso (+8%) e dell’apparato uro-genitale (+14%). Un report del 2011 dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica, afferma che dal 1990 il numero di malati di cancro è aumentato del 19%. Per quanto riguarda l’Italia, l’incidenza di tumori è in crescita sia fra gli uomini che fra le donne e, in particolare, fa riflettere il dato che vede in forte aumento il numero di adolescenti e bambini soggetti a questa grave malattia tra il 1988 e il 2002. Per quanto riguarda i tumori infantili, un recente studio dell’Associazione Italiana Registri Tumori evidenzia un incremento dell’1.6% annuo per le leucemie, del 4.6% per linfomi e del 2.0% per i tumori del sistema nervoso.

Agire per un futuro migliore

In conclusione, di fronte a dati come questi si vede chiaramente la necessità di agire per fermare il prima possibile questo ciclo distruttivo che privilegia lo sviluppo economico a scapito della nostra stessa salute. Non bisogna lasciarsi ingannare dalla vicinanza o meno ai siti a rischio perché queste sostanze sono in grado di viaggiare per lunghe distanze rispetto all’area nella quale sono originate; oltretutto, molto spesso, sono necessari molti anni per riuscire a scoprire quanto una sostanza possa essere tossica o meno per l’uomo, quindi potremmo essere già a contatto con sostanze che ora riteniamo innocue ma che un giorno potrebbero risultare nocive. Una frase presa da Nature di Harper afferma: “Il nostro ecosistema è ormai un esperimento chimico-biologico su larga scala, in cui siamo contemporaneamente coloro che sperimentano e coloro che lo subiscono, solo il tempo dirà se questo esperimento è ben condotto, come noi speriamo”. Non lasciamo che sia il tempo a dire se abbiamo condotto bene o meno questo esperimento, stiamo parlando delle nostre vite e dovremmo averne cura come meglio possiamo, migliorandole e preparando un futuro migliore per le generazioni che verranno.

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