E chi l’avrebbe mai detto che il tuffo a bomba, da sempre il più goliardico e scoordinato tra tutti i tuffi, sarebbe stato messo un giorno al centro di uno sport ufficiale con tanto di adepti e campionati?
Il tuffo a bomba, una specialità sportiva
Probabilmente non lo sa nessuno, neanche i suoi più fervidi sostenitori, ma è proprio così: il tuffo a bomba è diventato una specialità sportiva. Tutto merito di un gruppo di ragazzetti tedeschi che un pomeriggio di non troppi anni fa, nel tentativo di attirare l’attenzione di alcune signorine sedute a bordo piscina, cominciarono a lanciarsi dal trampolino della stessa esibendo una serie infinita di pirotecnici tuffi a bomba. Resisi conto che, oltre ad essere parecchio divertente il tuffo a bomba era anche per nulla doloroso, presero l’impegno di continuare ad allenarsi arrivando a inserire, nel tempo, tutta una serie di varianti come capriole e piroette. Da lì non si fermarono più. Oggi a praticare il tuffo a bomba, conosciuto come splash diving, sono davvero in molti sparsi in ogni parte del pianeta e si cimentano, come dicevamo, in veri e propri campionati più complessi, tra l’altro, di quanto si possa pensare: già, perché i partecipanti possono scegliere tra ben tredici diversi stili di tuffo, dal più classico con le gambe rannicchiate al più spettacolare con varianti di giravolte e acrobazie.
Il tuffo a bomba perfetto? Quello che solleva più acqua!
Nessuno stupore se a vincere, contrariamente a quanto avviene nelle più tradizionali gare di tuffi, è poi chi riesce, una volta immersosi, a sollevare la maggiore quantità di acqua. Chiedete ai sempre più numerosi spettatori assiepati sulle tribune cosa li colpisce di più e vi risponderanno, senza esitazione alcuna, il tonfo sordo che corrisponde a ogni immersione. Tanto rumore per nulla, però, visto che il dolore percepito dagli atleti, grazie all’abitudine e a detta degli stessi, è in realtà piuttosto minimo.