Biondo era e bello e di gentile aspetto. Queste parole, dedicate da Dante a Manfredi di Svevia, si adattano benissimo anche a un poeta dall’aspetto delicato e dall’animo guerriero: Goffredo Mameli, autore del nostro inno nazionale. Seguitemi in questo percorso circolare, che ci porterà a scoprire qualcosa in più su questo giovane eroe e sulle sue poesie.
Chi era Goffredo Mameli
La fortuna del Canto degli italiani
Mameli, su commissione di un Mazzini consapevole dell’importanza della musica nella formazione di una coscienza e nella diffusione di un’idea, scrisse “Suona la tromba”, un poema battagliero figlio del Quarantotto, musicato persino da Giuseppe Verdi. E musicalmente si sente. Eppure, nel testa a testa tra i due potenziali inni nazionali, fu “Fratelli d’Italia” ad avere subito la meglio e l’altro componimento di Mameli ormai è conosciuto più tra le marce militari. Il “Canto degli Italiani” è andato avanti per affetto, dato che solo di recente è stato ufficializzato come inno nazionale. Eppure, nonostante tutti ne conoscano qualche verso, pochi identificano i molti richiami storici che cela e gli ideali che celebra. Vediamoli insieme.
Significato dell’inno scritto da Goffredo Mameli
Iniziamo da metà strada, perché immagino che tutti sappiano chi è Scipione. Il fatto che la nostra penisola non fosse un’espressione geografica, per citare Metternich, fu ribadito spesso nel Risorgimento: le Alpi fanno da confine naturale a un corpo unico cinto dal mare su tre lati, accomunato da lingua e sentire sin dai tempi dei Romani, qui simboleggiati appunto dall’elmo di Scipio.
Proseguiamo:
Noi siamo da secoli,
calpesti derisi
perché non siam popolo
perché siam divisi.
Raccolgaci un’unica
bandiera, una speme:
di fonderci insieme
già l’ora suonò.
Mi sembrano versi così chiari da non aver bisogno di commento, anche se sull’applicazione dei concetti indicati… come si dice? Ci stiamo ancora lavorando.
Veniamo quindi al punto in cui tutti più o meno si arenano e iniziano a balbettare come i calciatori nel momento fatale, perché ci sono molti riferimenti storici appena accennati e comunque interpretati secondo il sentire dell’epoca.
Dall’Alpi a Sicilia
ovunque è Legnano
evoca la battaglia in cui i Comuni uniti nella Lega Lombarda sconfissero Federico Barbarossa: era il 1176. Come cambia il significato dei nomi con gli anni!
Ognu’uom di Ferruccio
ha il cuore e la mano
Ricordate Marmaldo, tu uccidi un uomo morto? Ebbene, fu proprio Francesco Ferruccio a dirlo, morendo per difendere Firenze dalle truppe di Carlo V.
I bimbi d’Italia
si chiaman Balilla.
E qui veniamo alle dolenti note. Non si tratta di “quei” balilla. Balilla significava “palletta”, “pallino” ed era l’appellativo del piccolo Gianbattista Perasso, pupetto genovese che scagliando sassi sugli austriaci dette il “la” alla rivolta del 1746.
Il debutto dell’Inno di Mameli
Fu proprio a Genova, nella celebrazione del centunesimo anniversario di quella rivolta, che il Canto degli italiani fece il suo debutto, riscuotendo un tale successo popolare che si iniziarono a sventolare i tricolori, cosa non molto consigliabile all’epoca. Quel giorno giravano stampe del nostro futuro inno fortemente censurate. Alcuni versi riferiti alle tribolazioni italiane e polacche sotto il giogo asburgico erano stati espunti e furono aggiunti a mano proprio da Goffredo Mameli, come possiamo vedere in questa foto scattata nel Museo del Risorgimento di Genova.
Son giunchi che piegano
le spade vendute
già l’aquila d’Austria
le penne ha perdute
il sangue d’Italia
e il sangue polacc
bevé col cosacco
ma il cor le bruciò
Ma c’è una strofa che fin dalle scuole medie ho sempre amato.
Uniamoci amiamoci
l’unione e l’amore
rivelano ai popoli le vie del Signore.
Mi piace chiudere l’articolo in maniera circolare, con questo quadro realizzato nel 1850 da Francesco Cogorno e conservato al museo del Risorgimento di Genova. Vi incontriamo Mameli, che dette voce all’impeto di fratellanza e unità della sua epoca, incoronato d’alloro da Dante. Il Sommo, padre della lingua italiana, disposto a pagare a caro prezzo la propria coerenza politica, avrà avuto più di qualche motivo per essere orgoglioso di quel giovane che lo raggiungeva, pur così in fretta. Tra poeti dal cuore forte ci si intende di certo.
Le foto interne all’articolo sono state scattate da Sonia Morganti al Museo Centrale del Risorgimento (ritratto a matita di Mameli) e al Museo del Risorgimento di Genova (le altre due).
Per la documentazione sui testi, si ringrazia l’A.M.I. per il bellissimo opuscolo.