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Fortuna e amore nel tempio di Lutazio Catulo

tempio di lutazio catulo roma

L’area sacra di Largo Argentina si trova tra il Campidoglio e Campo de’ Fiori, tra librerie e sartorie, e si apre nella strada come uno spaccato profondo su tempi lontani. Tutti i templi lì presenti, sebbene restaurati diverse volte, risalgono all’epoca repubblicana e mantengono il fascino delle storie eroiche alle quali sono collegati. Sono piccoli, poco appariscenti, ma preziosi per i loro segreti. Uno di essi è il tempio della Fortuna di Questo Giorno, o meglio della Fortuna Huiusce Diei.

Aspetto e significati del tempio della Fortuna

Lo chiamano tempio B per una questione di comodità, perché ci sono ben quattro templi in fila all’interno dell’area sacra di Largo Argentina. Erano adiacenti alla curia di Pompeo, che ora si trova sotto il livello stradale, tra la fermata del tram 8 e il teatro Argentina. In realtà il tempio della Fortuna è il più facile da identificare, perché è l’unico di forma circolare. O meglio, la cella è circolare e anteriormente c’è un’area squadrata. Un tempio a metà strada tra la Grecia e Roma, tra due epoche, tra il maschile e il femminile come l’uomo che ne volle l’edificazione: Quinto Lutazio Catulo. Al giorno d’oggi, possiamo ammirare relativamente intatte le sei colonne e il basamento. Il podio, frontale, focalizzava l’attenzione sulla rappresentazione della dea, aspetto prettamente romano, mentre l’insieme della costruzione godeva di diversi dettagli più ellenizzanti. Le colonne erano coperte di stucco ma basi e capitelli erano di travertino. 
Qualche componente della probabile statua della Fortuna, realizzata in bronzo con le parti nude in marmo, è stato rinvenuto nei pressi del tempio e si trova attualmente al Museo della Centrale Montemartini. Il tempio della Fortuna di Questo Giorno sorgeva già sulle rovine di un edificio precedente, vittima degli incendi che, in un’epoca in cui la luce e il calore giungevano solo dal fuoco, erano estremamente frequenti. Di fianco sorge il cosiddetto tempio A, dedicato a Giuturna da un antenato di Lutazio Catulo, Gaio, durante la prima guerra punica: segno dell’importanza della gens e della complementarità tra antichi dei.

La “Fortuna di Questo Giorno” e la scontro con i Cimbri

Ma cos’è la Fortuna di Questo Giorno? La dea Fortuna, per gli antichi romani, era estremamente concreta e sfaccettata. Non voleva per forza indicare la buona sorte e aveva tantissimi appellativi. La Fortuna Huiusce Diei era l’energia, la personificazione delle circostanze favorevoli verificatesi in un preciso giorno e momento. Ed è probabile che questo sia stato il primo tempio dedicato a tale particolare declinazione della Fortuna. Il momento celebrato è quello in cui il console Lutazio Catulo, insieme al suo collega Gaio Mario, batte a Vercelli i Cimbri, nel 101 a.C. La popolazione germanica aveva attraversato il Brennero senza che i romani riuscissero a bloccarla, una sconfitta di Roma avrebbe creato una situazione estremamente critica per la penisola italiana.

Il console Lutazio Catulo

Lutazio Catulo fu un uomo dalla carriera politica tormentata e dalla vita ricca di contraddizioni: più volte sconfitto alle elezioni, quindi collega e alleato di Mario, poi suo nemico, era un valente stratega e un fine poeta. Delle sue opere abbiamo qualche frammento, che lo colloca in un gruppo di intellettuali aperti agli influssi della cultura greca, innovatori, liberi dalle catene della severa tradizione romana. Lutazio Catulo avrà scritto molto, ma significativamente a noi sono giunte alcune opere a tema omoerotico. Nella maniera dei poeti dell’epoca, elogia la bellezza di un attore e di un ragazzo nominato con uno pseudonimo greco,

Sia detto senza offesa a voi, dei del cielo,
ma un mortale mi parve più bello di un dio.

Così poetava il valente generale, il console collega di Mario, tra un combattimento e l’altro, vivendo a pieno la sorte di essere nato in un periodo di transizione, in cui Roma si ammodernava. Nella storia dell’umanità, anche questa circostanza è la fortuna di un preciso istante.

Foto di copertina: Sonia Morganti
Foto nell’articolo: Flanker sotto CC 3.0

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