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L’Aloe dai fiori bianchi: l’Aloe albida

fiore di aloe

L’Aloe albida deve il suo nome alla sua fioritura, che è bianca, anche se non proprio candida: i fiori hanno i petali con sfumature verde chiaro e forse in natura sono profumati. In coltivazione ho potuto verificare che, tra le specie di Aloe, soltanto l’Aloe Haworthioides ha un profumo percepito da tutti. Di solito le piante con fiori bianchi e poco appariscenti hanno bisogno di insetti per essere impollinate e li richiamano con particolari aromi, a volte con l’odore dei ferormoni specifici, ma nessuno, tra i botanici che ho conosciuto o di cui ho letto, ha mai parlato del profumo dei fiori dell’Aloe albida.

Aloe albida. La prima volta che l’ho vista

Foto da “Guide to the Aloes of South Africa” (Ben Erik vanWyk & Gideon Smith)

Anche con questa strana Aloe ho avuto un rapporto speciale, che mi permette di raccontarvi una storia. Alla fine degli anni Novanta del secolo scorso ero il segretario nazionale dell’Associazione Italiana di Amatori di piante Succulente e tra i miei compiti c’era quello di organizzare l’assemblea nazionale dei soci. Quell’anno si era stabilito di tenerla nei locali della Fiera, a Civitanova Marche. Alla sezione Marche dell’associazione competeva l’aspetto logistico ed espositivo, la mia parte era la relazione amministrativa, il bilancio e l’organizzazione della conferenza scientifica con l’ospite internazionale. Ricordo che quell’anno venne l’amico John Jakob Lavranos. In quell’occasione il vicesegretario regionale ci portò a visitare la sua raccolta personale di piante succulente, lui lavorava in un vivaio e curava i rapporti con alcuni importanti clienti della zona. Le sue piante erano bellissime e appariscenti, ma tra le altre c’era una piccola Aloe che mi incuriosiva molto, gli chiesi se poteva vendermela e lui me ne regalò una talea radicata. Era lo spirito di scambio e diffusione che io promuovevo all’interno dell’associazione: chi coltiva una pianta rara o in via di estinzione ha come priorità quella di moltiplicarla e diffonderla, possibilmente gratis. Purtroppo a questa mia idea si opponeva la “gilda” dei venditori di piante grasse del Lazio. Questi venditori, invece di puntare a coltivare e vendere esemplari significativi, cercavano di piazzare con nomi diversi (giocando sui sinonimi) giovani esemplari di piante della stessa specie, spingendo i loro clienti a diventare collezionisti (di etichette!). A onor del vero, non credo che sempre, o tutti, i venditori siano responsabili dei nomi non proprio “validi” attribuiti agli esemplari, che potrebbero aver ricevuto già mal classificati, l’importante è che si possa sempre risalire al primo classificatore. Se amiamo coltivare scientificamente le nostre piante è importante, e non solo per noi, conoscere la loro storia, vi invito a scriverla in un vostro diario di raccolta (in coltivazione): ad ogni pianta potreste dedicare una pagina, in modo da segnare anche gli eventi significativi per l’esemplare (fioriture, divisione, malattie, disinfestazioni, ecc.). Vi raccomando di scrivere tutto, non abbiate paura di non essere “scientifici”, sul diario di uno dei più importanti produttori di piante succulente del Lazio, per l’esemplare capostipite di una sua produzione ho letto: “Pianta trovata su un banchetto in Olanda, ma chi la vendeva non ne conosceva neppure il genere”, certo è un poco deludente, ma è la verità.

Disegno da Grass Aloes in the South African Veld (Charles Craib)

 

Le particolarità botaniche dell’Aloe Albida  

Per colpa del cambiamento degli areali, e quindi della riduzione del già limitato “locus typicus”, ma anche a causa dell’interessamento dei collezionisti alle “rarità”, la specie ora corre un serio rischio di estinzione. Proprio per questo vi invito a coltivarla evitando ibridazioni con altre specie, per poi distribuirne i semi. Può essere il vostro contributo al mantenimento della biodiversità!

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