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Aloe brevifolia, una specie sudafricana

Aloe brevifolia

Mi è capitato di ottenere da seme un esemplare di Aloe brevifolia con una particolarità abbastanza rara, la pianta era uno strano connubio tra  l’Aloe brevifolia e l’Aloe mitriformis (forse un ibrido), alcune rosette dell’esemplare erano caratteristiche di una specie, le altre dell’altra specie. Una forma morganiana, in cui le due specie che hanno dato origine all’ibrido convivevano nell’individuo, mantenendo la loro specificità.

Pensate al povero botanico Plukenet (1691-Londra) costretto a descrivere in latino l’Aloe brevifolia che aveva visto in Sudafrica. È un latino maccheronico abbastanza facile da capire per noi, ma l’esperienza più strana è quella di ascoltare questa descrizione da un anglofono: diventa incomprensibile!!!

Aloe Africana caulescens, foliis glaucis brevissimis foliorum summitate interna et externa nonnihil spinosa. Radices sunt huic Aloes speciei tenues: tota planta pedem medium alta, folia habet plurima parva succulenta et glauca, quae vix tres uncias longa, unam lata, dorsi parte suprema et utraque margine spinis semper armantur albicantibus et rigidissimis, pars tamen foliorum interna et externa spinas aliquas nonnunquam habent, sed hae tamen perpetuo non inveniuntur, nisi planta fuerit annosior. Hujus plantae succus insipidus est et aquosus.

Noi siamo abbastanza fortunati, l’italiano è una lingua ombreggiata (in cui ogni parola si forma con la somma di sillabe di pronuncia certa) quindi a parte gli accenti per noi è facile leggere il latino, per gli anglofoni è veramente contro natura. La descrizione che ho riportato interamente è precedente a Linneo, ma non è molto diversa da quella attuale. Oggi la pianta è descritta come acaule (senza tronco) ma, in alcuni endemismi, c’è un breve tronco.

Caratteristiche dell’Aloe brevifolia

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