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Aloe aristata, la pianta della “resurrezione”

Aloe aristata

L’Aloe aristata è una delle prime specie che ho conosciuto, a Fregene (una cittadina che si affaccia sul mar Tirreno, a 35 km da Roma) ne ho coltivato per anni una ciotola di circa 60 cm di diametro, in realtà era un’unica pianta che aveva accestito ed era composta da quattordici rosette. Io non ero molto esperto di piante grasse e non sapevo cosa avrei dovuto osservare per classificarla. Una particolarità della mia pianta era che durante gli inverni aridi, e qualche volta anche d’estate, le rosette si chiudevano fino a formare una specie di “palla”. In un inverno particolarmente rigido, ma arido, alcune radici marcirono e le “palle” spinte dal vento si staccarono dal vaso e rotolarono sul prato. In primavera le rosette emisero nuove radici, si ancorarono al terreno e si aprirono in una quasi resurrezione, come la rosa di Gerico (Selaginella lepidophylla) che con Gerico non c’entra visto che è originaria delle zone desertiche dell’America centrale. Per questa mia esperienza, che come ho verificato con altri coltivatori è abbastanza comune, inserirei anche questa specie tra le “Piante della resurrezione”, quelle che possono essere regalate o vendute secche e senza vaso e che, messe in terra (o in acqua) risorgono a nuova vita. Tra le Aloe che ho, l’Aloe aristata è tra le più belle: per anni da ottobre a novembre la ciotola è completamente coperta da fiori rossi, una fioritura spropositata rispetto alle piccole dimensioni delle piante.

Caratteristiche dell’Aloe aristata

Per approfondimenti sulle Aloe puoi leggere questa pagina

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