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Aloe arborescens, la specie “scaccia diavoli”

Aloe arborescens

Gruppo di Aloe arborescens

Fino al 1980 l’Aloe arborescens era l’Aloe più famosa e diffusa in Italia, veniva considerata come un portafortuna, o meglio come uno “scaccia diavoli”. Il professor Giuseppe Lodi (il vate delle piante grasse in Italia) ricorda che a Bologna è chiamata “ruota della fortuna”, ma dice anche che questa specie raramente supera il metro di altezza. Purtroppo lo devo smentire: coltivata in terra, o in vasi sufficientemente grandi, la specie supera velocemente il metro d’altezza, e lo stesso per molti suoi ibridi naturali (A. arborescens X A. ferox e A. arborescens X A. marlothii) che sono gli esemplari più diffusi; in natura la specie raggiunge e supera i due metri d’altezza. È questa la specie che padre Zago usa per preparare la sua pozione antitumorale. Un mio amico che ha lavorato in diversi ristoranti negli Stati Uniti D’America mi ha confermato che nelle cucine c’è sempre una pianta di A. arborescens o di A. vera a disposizione di chi si scotta. È usata da secoli per curare le ustioni, e ha un ruolo anche nella farmacopea ospedaliera in Sudafrica.

A mio parere la specie è sicuramente sudafricana e ancora colonizza (anche con i suoi ibridi naturali) tutta la zona costiera orientale del Sudafrica a partire da Città del Capo; purtroppo Miller quando la descrisse dichiarò che la pianta derivava da semi che aveva ricevuto dall’Africa nel 1698, senza specificarne l’esatta localizzazione. Sono molte le nazioni africane in cui esistono antichi endemismi della specie (Rodesia, Mozambico, Malawi, Sudafrica) ma, proprio per la sua diffusione, la presenza di ibridi naturali e altre considerazioni colturali, credo nell’origine sudafricana.

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