Home Guide Amaranto, il seme che si consuma come un cereale

Amaranto, il seme che si consuma come un cereale

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amaranto

Amaranto significa letteralmente “che non appassisce”. Nell’antichità l’amaranto aveva un ruolo molto importante insieme a mais e quinoa, costituendo gran parte dell’alimentazione per Aztechi ed Incas. Negli anni Sessanta c’è stata una sua “riscoperta” proprio negli Stati Uniti d’America e da allora l’amaranto viene coltivato in tutto il mondo.

Le proprietà e i benefici dell’amaranto

Si tratta di uno pseudocereale dal quale si possono trarre differenti benefici tra cui l’assenza di glutine: tale caratteristica lo rende perfetto per l’inserimento in una dieta che non prevede la presenza di questa sostanza lipoproteica a causa di un’intolleranza alimentare. Il suo elevato contenuto di fibre e l’ottima digeribilità fanno dell’amaranto un buon alleato per chi soffre di occasionale stipsi ma anche per bambini piccoli e persone anziane di cui migliora il sistema immunitario. Di buona qualità anche le sue proteine che consentono a vegetariani e vegani di usufruirne in alternativa a carne e prodotti di origine animale. La lisina, di cui l’amaranto è ricco se paragonato agli altri cereali, assicura il giusto quantitativo di magnesio, fosforo, calcio e ferro – contenuto soprattutto nelle sue foglie – oltre alle vitamine del gruppo A, B e C, arginina, serina, acido glutammico, acido aspartico e alanina. Purtroppo l’amaranto è un alimento molto calorico, basti pensare che soli 100 grammi apportano circa 371 calorie. A seguito della notevole presenza di proteine se ne sconsiglia l’ingerimento in accostamento ad altri cibi a loro volta proteici come carne, uova, latte e derivati; prestare anche attenzione all’acido ossalico se si soffre di patologie renali, artrite reumatoide o gotta, poiché esso rende più difficoltosa l’assimilazione di zinco, calcio e altri minerali da parte del corpo.

L’amaranto in cucina

I semi di amaranto possono essere assunti interi, senza bisogno di raffinazione, a patto che si esegua prima un lavaggio scrupoloso soprattutto se i semi sono freschi: questi ultimi andranno lasciati in ammollo per almeno 4-6 ore, poi potranno essere trasferiti a bollire in pentola – dove sarà necessario impiegare il doppio dell’acqua – finché non assumeranno una consistenza gelatinosa. Il tempo di cottura è pari a 30 minuti (se si utilizza una pentola a pressione basteranno dai 30 ai 40 minuti). Si consiglia, una volta cotti, di non mescolare i semi di amaranto, anzi, di mantenerli coperti per permettergli di riposare per ulteriori dieci minuti di modo che il vapore concluda la cottura e gli consenta di gonfiarsi. Basterà condire i semi con con olio, verdure a piacere o utilizzarli come alternativa al pane per accompagnarli ad altre pietanze. Le foglie dell’amaranto sono molto più ricche di ferro dei semi e si prestano bene ad essere cucinate come dei comuni spinaci. L’amaranto si può utilizzare anche sotto forma di farina per creare dei dolci, tostandolo e mescolandolo a miele e frutta secca, oppure il pane ma, in entrambi i casi, è opportuno mischiarlo alla farina di frumento.

Ricetta: insalata d’amaranto

Insalata di amaranto e spinacini

La ricetta più comune consiste nel riscaldare i semi di amaranto in padella per farne dei popcorn in quanto essi reagiscono al calore proprio come il mais, scoppiando.
Di seguito riportiamo una ricetta più articolata, ovvero un’insalata di amaranto e spinacini, fresca e gradevole al palato qualora si volesse sperimentare un’alternativa alla semplice verdura condita con olio e sale.

Ingredienti (per circa 4 persone)

  • 500gr di amaranto
  • 1 avocado
  • 2 carote grattugiate
  • una manciata di coriandolo fresco
  • una manciata di rucola
  • un paio di manciate di spinacini teneri freschi
  • semi di lino q.b.
  • semi di chia q.b

Procedimento:

  1. Lavare e cuocere l’amaranto seguendo il metodo precedentemente descritto poi porre tutti gli ingredienti in una ciotola, dagli spinaci alla rucola in foglia, il coriandolo tritato, le carote grattate, l’avocado tagliato in piccoli cubetti, i semi e le altre verdure.
  2. Solo alla fine aggiungere l’amaranto e condite con la vinaigrette.

Ecco come fare la vinaigrette. Sarà sufficiente:

  1. poca salsa di soia
  2. aceto di mele o balsamico
  3. un cucchiaino di senape
  4. 2 cucchiai di olio extravergine d’oliva
  5. pepe q.b
  6. una spruzzatina di succo di limone.

Coltivare l’amaranto: una pianta insolitamente “facile”

L’amaranto può essere una pianta annuale o perenne a seconda della specie, è diffusa in tutto il mondo e gran parte delle sue varietà hanno foglie a forma di lancia o molto larghe, verdi chiare, screziate da una moltitudine di venature in rilievo. In primavera e in estate sulle estremità dei suoi rami crescono lunghe infiorescenze, pendule o dritte, di colore bianco, verde o rosso che ospitano i piccoli e rotondi semi che verranno raccolti solo in seguito all’inaridimento degli amenti. In Italia l’amaranto non è considerato né per scopri orticoli né tanto meno per quelli ornamentali, anzi, spesso è ritenuto una pianta invasiva e infestante forse a causa della sua scarsa prestanza decorativa.E’ da prendere in considerazione, nella coltivazione dell’amaranto, che si tratta di una pianta senza troppe esigenze, con possibilità di sopravvivere anche in condizioni meteorologiche sfavorevoli e che nonostante ciò si espande con molta rapidità entro pochi mesi. Il terreno sassoso o sabbioso, pure se poco fertile, è ottimale per ospitare questa pianta purché sia collocata in una posizione ben soleggiata: ricordate che al contrario delle altre, tollerando la siccità, un ristagno idrico potrebbe comportare la morte dell’amaranto, quindi vi suggeriamo di limitare le annaffiature successivamente alla semina – che dovrà avvenire tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, con temperature che superino i 10°C – e alla germinazione.

Curiosità dal passato

L’amaranto è stato considerato sacro da molte popolazioni, primi fra tutti gli antichi romani che pensavano scacciasse la sfortuna e invidia mentre per greci era la pianta dell’amicizia e di tutti i sentimenti eterni. Tra il 17esimo e il 19esimo secolo è stato impiegato per decorare i vestiti in quanto si credeva riuscisse a donare benessere fisico.